Giancarlo Cito ieri sarebbe stato a Maglie per incontrare il ministro Raffaele Fitto. A lui avrebbe dettato le condizioni per l’apparentamento con il Pdl al ballottaggio del 21 giugno. Cito potrebbe aver chiesto che nel governo si trovi spazio per un posto da sottosegretario all’onorevole Sardelli. Così alla Camera si libererebbe un posto per il figlio Mario, primo dei non eletti nella lista dell’Mpa..
Ma l’accordo tra Cito e Pdl sta creando molti malumori nel centrodestra. Mario Guadagnolo ed Eugenio Introcaso sbarrano la strada ad una eventuale intesa. «Noi riteniamo infatti — scrivono in una lettera aperta inviata a Fitto, a Rana e ai dirigenti locali del Pdl — che la storia personale del leader di AT6 sia assolutamente incompatibile col progetto politico del Pdl che ha fatto della questione morale (lotta a tutte le mafie e a tutte le forme di corruzione) uno dei suoi punti cardine. Dopo aver stretto questa alleanza se il Pdl parlasse di lotta alla criminalità e alla corruzione non sarebbe credibile e sarebbe immediatamente messo a tacere.
{affiliatetextads 1,,_plugin}La seconda ragione attiene allo svolgimento della campagna elettorale condotta da Cito, indirizzata con particolare accanimento e virulenza contro il Pdl e caratterizzata da insulti volgari e gratuiti rivolti quotidianamente dalle sue televisioni e nelle piazze ai rappresentanti istituzionali del Pdl, dal Ministro Raffaele Fitto al vice coordinatore regionale Pietro Franzoso, al coordinatore provinciale Pietro Lospinuso, allo stesso candidato del Pdl Domenico Rana tacciato di “essere un incapace”, di “non essere in grado di governare una provincia” di “complicità con coloro che hanno distrutto Taranto” e che per questo “deve starsene a casa”. Cito ha imperversato impunemente dalle sue televisioni facendo campagna elettorale ventiquattro ore su ventiquattro senza che nessuna delle autorità preposte alla garanzia intervenisse per far rispettare le regole». A fronte delle migliaia di persone che hanno votato per AT6 «c’è un’altra parte di città altrettanto cospicua e maggioritaria che non ha paura di parlare, che vuole alzare la testa, che vuole recuperare alla politica dignità e pulizia, che non ne può più delle prepotenze e degli insulti gratuiti da parte di uno che non ha assolutamente i titoli morali e civili per impancarsi a dare lezioni di moralità agli altri.
Questa parte di città per bene, sana, pulita chiede a Do–menico Rana di non fare questa alleanza. Siglando l’alleanza con Cito probabilmente Rana acquisterebbe una parte dei suoi voti ma perderebbe i consensi di quei cittadini che hanno creduto in lui al primo turno». Secondo Guadagnolo e Introcaso un accordo con Cito porrebbe ol-tretutto seri problemi di governabilità alla Pro-vincia: «Dopo aver vinto infatti occorre governare e con Cito non si governerebbe poiché i diktat, l’arroganza, e la prepotenza certamente non rappresenterebbero un buon viatico per chi dovrà assumersi responsabilità di governo». C’è anche una questione di coerenza, perché gli elettori «si chiederebbero come sarebbe possibile per Fitto, Franzoso, Lospinuso e Rana sedersi allo stesso tavolo con chi li ha dileggiati pubblicamente per televisione e nelle piazze. La contraddizione stridente sarebbe anche per Cito che dovrebbe spiegare ai suoi elettori come mai, dopo aver sbertucciato gli uomini del Pdl si alleerebbe con loro per governare la provincia». In definitiva, saremmo di fronte ad «un improponibile connubio che umilierebbe Taranto».