“Ha ragione il Presidente Gianfranco Fini: il PDL non è un caserma, occorre dibattito interno e partecipazione, e questo vale soprattutto a livello territoriale, dove tutte le decisioni sono assunte senza un minimo di coinvolgimento dei quadri e della base. Lo scontento è fortissimo, non si convocano riunioni, e non vi sono occasioni e luoghi per parlare. In provincia di Brindisi siamo costretti ad assistere ad uno stillicidio continuo di uomini, donne e giovani che lasciano il PDL a causa sia di una gestione settaria e ad excludendum, sia di errori di valutazione e di mancata valorizzazione di meriti e qualità personali. – così Luca De Netto, dirigente provinciale del partito e presidente provinciale dei giovani - Il centrodestra, infatti, è chiuso sulle stesse persone che da decenni ne guidano l'azione e che sono corrosi da odi e risentimenti personali, senza aperture ma anzi con gravissime esclusioni.
E' da questo che è dipesa la debachle alle provinciali dell'anno scorso e della volta precedente. Dopo i problemi sollevati dal circolo “Maestrale", dal Sen. Pino Specchia, dagli amici di Torre Santa Susanna, Ostuni, San Vito, Mesagne, Cisternino, Cellino San Marco, la fuoriuscita di importanti esponenti istituzionali, continuano infatti i malumori all'interno di un partito che sembra coincidere non con un popolo intero, come dovrebbe essere, ma con pochissimi soggetti che se ne spartiscono a tavolino le sorti.
Se a metà anni ‘90 si esprimevano 5 parlamentari, un eurodeputato, consiglieri ed assessori regionali, presidente di Provincia e relativa giunta, - si interroga il giovane dirigente - è possibile che nessuno si chieda che fine abbia fatto questo immenso patrimonio e di chi siano le responsabilità di un calo che ci portiamo dietro da anni? Perché molti esponenti hanno scelto di lasciare la destra nel corso degli anni ed allearsi con la sinistra? Non è forse il caso di lavorare per costruire con urgenza una nuova classe dirigente che prenda in mano le sorti del nuovo partito?
Per quanto riguarda la cosiddetta area ex AN che è la più agitata, - ha precisato il giovane esponente - il Senatore di Torre, dopo aver condotto una battaglia feroce ed ingiustificata nel vecchio partito cercando di allontanare tutti coloro che non facevano parte della sua ristretta cerchia di amici e parenti, mostrando una visione miope ed infantile della gestione politica ed incapacità manifesta di costruire una classe dirigente, ed aver condotto il centrodestra verso una disfatta alle provinciali, ha preferito dimettersi dal consiglio provinciale anzichè garantire una guida autorevole all'opposizione. Al suo posto è subentrato un bravo consigliere, ma che ormai pare orbitare in quota UDC, e che segue a pochi giorni di distanza un esponente del PDL che ha preferito avvicinarsi agli ambienti centristi, il consigliere provinciale Pino Iaia.
{affiliatetextads 1,,_plugin}A questo, va aggiunta una gestione del PDL più che correntizia, già dimostrata dalla nomina dei componenti del coordinamento provinciale e del vice-coordinatore.
Oggi poi tutto sembra finalizzato soltanto a recuperare voti e consensi per il proprio candidato sponsorizzato alle elezioni regionali, tanto che le candidature a sindaco nei comuni dove si va al voto amministrativo, e quelle delle liste parallele alle regionali, sembra si stiano trattando con questo preciso obiettivo, e non con quello prioritario di far vincere la coalizione di centrodestra, allargandola il più possibile. Basti pensare al caso emblematico di Torre, dove con una imposizione si è spaccato il centrodestra, per rendersi conto dell'assurdo. L'interesse di parte, sta completamente assorbendo quello generale, e coloro che stanno operando in questo modo, e i vertici romani lo sanno bene, se ne assumeranno tutte le responsabilità. Il metodo è sempre lo stesso: racconti di ipotesi fantasiose, pur di garantire il proprio delfino in consiglio regionale, fattore che, se venisse a mancare come sembra molto probabile, segnerebbe la parola fine alla parabola politica iniziata con il vento favorevole del '94.
Ben consapevoli del fatto che i problemi non sono solo nell'area AN, ma in tutto il PDL, riteniamo quindi che sia urgente e necessaria una svolta immediata, che passi dalla convocazione a cadenza fissa del coordinamento provinciale e di tutti i coordinamenti cittadini, a cui devono essere chiamati a far parte tutte le anime e le personalità che possono rappresentare un valore aggiunto per il centrodestra e le affermazioni elettorali del PDL ovunque.
E' necessaria cioè una nuova fase che faccia della partecipazione popolare e del progetto politico e culturale comune le proprie parole d'ordine, - ha concluso De Netto - e che finalmente apra le porte, secondo le intenzioni espresse da Silvio Berlusconi al congresso fondativo, ad una nuova classe dirigente, più giovane e molto meno animata da odi e gelosie che, purtroppo, sembrano essere cosi presenti nelle visioni degli attuali esponenti politici di primo piano con il rischio di incorrere in una guerra tra bande dilaniante.
Il PDL diventa progetto di popolo solo se riesce a coniugare sui territori quello che è già realtà a livello nazionale: unire anime differenti valorizzando le persone capaci di aprirsi anche culturalmente, mettendo a sistema il pluralismo e la forma organizzativa democratica che fu della Democrazia Cristiana, il riformismo e l'adesione alla realtà del Partito Socialista, e la fermezza ideale e valoriale del Movimento Sociale Italiano."
http://www.brindisisera.it/news_dettaglio.asp?di=Politica&articolo=Pdl+Brindisi%3A+cosi+non+va%2C+serve+una+svolta+immediata+sul+metodo+e+sugli+uomini&id_articolo=8959